Photo: Lineematiche L. Guadagnini

Photo: Lineematiche L. Guadagnini

ANNA M. ROSE,
ARTIST

May, 28th 2021

ENG

Anna Rose is an artist and educator who has lived and worked in Florence, since 2004. She holds a Master of Fine Arts from San Francisco Art Institute.
Across video, installation and photography, her work draws on the seemingly commonplace rituals and objects of daily life. Employing the repetition of certain gestures, the tropes of consumer culture, or the heightened tactile or sensorial quality of a material, her work destabilizes the familiar, directing our attention to the embedded and often problematic cultural weight it may carry.
She has exhibited her works across Europe and North and South America, and has participated in artist residencies in Iceland, Hungary, Canada, Italy and Malta. She is also the co-founder of the cultural association Creative People in Florence, an organization that supports an international community of artists, designers, artisans, and creative thinkers in Florence, Italy with an emphasis on interdisciplinary collaboration and innovation.

https://annamrose.com/


ITA

Anna Rose è un'artista ed educatrice che vive e lavora a Firenze dal 2004. Ha conseguito un Master of Fine Arts al San Francisco Art Institute.
Attraverso il video, l'installazione e la fotografia, il suo lavoro attinge ai rituali e agli oggetti apparentemente banali della vita quotidiana. Utilizzando la ripetizione di certi gesti, i luoghi comuni della cultura del consumo, o l’accentuazione della qualità tattile o sensoriale di un materiale, il suo lavoro destabilizza ciò che è familiare, spostando la nostra attenzione sul peso culturale intrinseco, e spesso problematico, che può portare.
Anna Rose ha esposto le sue opere in Europa, Nord e Sud America, e ha partecipato a residenze d'artista in Islanda, Ungheria, Canada, Italia e Malta.
È anche co-fondatrice dell'associazione culturale Creative People in Florence, un'organizzazione che sostiene una comunità internazionale di artisti, designer, artigiani e creativi a Firenze, con un'enfasi sulla collaborazione interdisciplinare e l'innovazione.

https://annamrose.com/

 

ENG

LZ: Being at the intersection of sculpture, video, and performance, you developed an essential and incisive visual language that turns perceptual estrangement into a means of discovery and subversion. What are the main themes around which your artistic investigation revolves?

AMR: I’m particularly interested in the objects around us - the things we see, touch, eat, use, discard every day - and what is contained in their familiarity, in the gestures associated with them, in the cultural weight they carry, reveal or obscure. By enacting an apparently simple shift in the expected appearance or performance object, it is made strange, distanced from the familiar to become something that destabilizes our sense of control or comfort. I return again and again to the traditional concepts behind the still life and the vanitas, reworking them to find new ways to talk about the relationship between the material world, the body and the passage of time.


IT

LZ: Intersecando scultura, video e performance hai sviluppato un linguaggio visivo essenziale e incisivo che fa dello straniamento percettivo un mezzo di indagine e sovversione. Quali sono i temi principali attorno a cui ruota la tua indagine artistica?

AMR: Sono particolarmente interessata agli oggetti che ci circondano – le cose che ogni giorno vediamo, tocchiamo, mangiamo, usiamo, scartiamo - e a ciò che è contenuto nel loro essere familiari, nei gesti associati ad essi, nel peso culturale che portano, rivelano o oscurano. Mettendo in atto un mutamento apparentemente semplice nell’apparenza e nella performatività che ci attendiamo dell’oggetto, questo viene come straniato, distanziato dal suo aspetto familiare per diventare qualcosa che destabilizza il nostro senso di controllo o di sicurezza. Ritorno costantemente ai concetti tradizionali della natura morta e della vanitas, rielaborandoli per trovare nuovi modi per parlare della relazione tra il mondo materiale, il corpo e il passaggio del tempo.

The Mediterranean Diet, video still, 5’26” single-channel, color, sound, 2014.

The Mediterranean Diet, video still, 5’26” single-channel, color, sound, 2014.

Homo Bulla, polystyrene, rubber, synthetic fibres, fabric, various sizes, 2019. Exhibtion view, Casa Atelier, Museion, Bolzano. Photo: Lineematiche L. Guadagnini.

Homo Bulla, polystyrene, rubber, synthetic fibres, fabric, various sizes, 2019. Exhibtion view, Casa Atelier, Museion, Bolzano. Photo: Lineematiche L. Guadagnini.

 
Sospeso, archival digital inkjet print on cotton fiber paper, 70 x 46 cm, 2015. From the series Hair Does (2013-2015).

Sospeso, archival digital inkjet print on cotton fiber paper, 70 x 46 cm, 2015. From the series Hair Does (2013-2015).

 
Unicorn 3, archival digital inkjet print on cotton fiber paper, 70 x 46 cm, 2017. From the series Caryatids.

Unicorn 3, archival digital inkjet print on cotton fiber paper, 70 x 46 cm, 2017. From the series Caryatids.

ENG

LZ: Whether natural or synthetic fiber, in some of your works you emphasize the materiality and tactile quality of the fabric, which becomes a matter to be molded, or a shapeless presence in which you are absorbed and almost phagocytized. I am thinking of the "Hair Does" series or the installation you created for the exhibition at Numeroventi in 2017. What does the textile material mean to you? 

AMR: For me, the very earliest stages of a piece often come from the physical sensation of touching a certain material, feeling it on my skin. The tactile experience of an object tells us how to use it (or how not to) and what it can (or can’t) do. With textiles and fibers, I think the connection to our bodies, to our skin, is instinctive. They are familiar, they offer comfort or perhaps underline our discomfort. In the works you mention, both of which use synthetic hair, I envelop either my own body or the body of the viewer in a space where the physical sensation of the material activates the powerful associations and memories we all have with hair. As I mentioned above, I’m interested in pulling familiar objects into unfamiliar contexts where we allow ourselves to be destabilized.


IT

LZ: Che si tratti di fibra naturale o sintetica, in alcuni dei tuoi lavori porti in primo piano la materialità e la qualità tattile del tessile, che diventa materia da plasmare, o presenza informe in cui tu stessa sei assorbita o addirittura fagocitata. Sto pensando in particolare alla serie Hair Does o all’installazione che hai realizzato per la mostra a Numeroventi nel 2017. Che significato ha per te la materia tessile?

AMR: Per me, le primissime fasi della creazione di un’opera spesso derivano dalla sensazione fisica di toccare un certo materiale e percepirlo sulla mia pelle. L’esperienza tattile di un oggetto ci dice come usarlo (o come non usarlo) e cosa esso può (o non può) fare. Nel caso dei tessuti e delle fibre, penso che la connessione ai nostri corpi, alla nostra pelle, sia istintiva. Essi sono familiari, danno conforto o forse vanno a sottolineare un nostro disagio. Nelle opere che hai citato, entrambe realizzate con capelli sintetici, avvolgo sia il mio corpo sia il corpo dello spettatore in uno spazio dove la sensazione fisica del materiale è in grado di attivare potenti associazioni e memorie che tutti abbiamo con i capelli. Come ho accennato sopra, sono interessata a trasporre oggetti familiari in contesti non familiari, dove permettiamo a noi stessi di essere destabilizzati.

 

ENG

LZ: In your latest works, there is an increasing focus on food, understood in its symbolic value of nourishment and as an allusion to consumption and waste. Can you tell us more about this new direction of your research?

AMR: Food has been a recurring presence in my work for years, but recently it has come to the forefront of my practice. In the uncertainty of past year and a half, the immediacy of food has appealed to me. It offered a welcome source of control and structure as well as moments of simple physical pleasure. In these recent works, the instant sense of recognition and familiarity with an egg, a piece of bread, a slice of fruit gives way to the rich symbolic weight of food as a source of nourishment, as an indication of vitality, and as a reminder of the passage of time. Shifted to perform new roles and gestures, these foods and their associated the tastes, smells, and textures merge into new hybrid forms, like the ingredients and recipes of a still life, intrinsically linked their inevitable decay.


IT

LZ: Nei tuoi lavori recenti c’è un’attenzione crescente nei confronti del cibo, inteso nel suo valore simbolico di nutrimento e come allusione al consumo e allo spreco. Ci puoi dire qualcosa su questa nuova direzione della tua ricerca?

AMR: Per anni il cibo è stato una presenza ricorrente nel mio lavoro, ma recentemente ha assunto un ruolo di primo piano all’interno della mia pratica. Nell’incertezza dell’ultimo anno e mezzo, l’immediatezza del cibo mi ha attratto. Ha offerto una fonte rassicurante di controllo e struttura, così come momenti di semplice piacere fisico. In questi lavori recenti, il riconoscimento istantaneo e la familiarità che si hanno con un uovo, con un pezzo di pane o con un pezzo di frutta lasciano il posto al ricco peso simbolico del cibo come fonte di nutrimento, come indicatore di vita, e come monito del passaggio del tempo. Trasformati da nuovi ruoli e gesti, questi cibi e i loro associati sapori, odori e consistenze si fondono in nuove forme ibride, come gli ingredienti di una natura morta, intrinsecamente legati al loro inevitabile decadimento.  

Blank, video still, 18’22’’ single-channel, color, sound, 2019.

Blank, video still, 18’22’’ single-channel, color, sound, 2019.

 
Warm-Bread, work in progress.

Warm-Bread, work in progress.